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La corsa a ostacoli per il cambiamento



di Mariella Gavarini

Quali persone costituiscono l’ostacolo più duro da affrontare nel cercare una strada verso il

cambiamento?

Me lo chiedo spesso, per lo meno tutte le volte che partecipo ad un’iniziativa promossa da chi desidera sensibilizzare o informare o proporre azioni virtuose concrete.

L’ultima occasione in ordine di tempo per farmi questa domanda me l’ha offerta la raccolta di firme che con l’Associazione FosdiNuovo stiamo facendo per supportare la richiesta di Dichiarazione dell’Emergenza Climatica rivolta al Comune di Fosdinovo (MS).

Causa Covid non abbiamo potuto avvalerci dell’aiuto degli esercenti, per i quali sarebbe stato troppo impegnativo procedere alle firme osservando per ognuna le regole di prevenzione.

Così abbiamo contattato le persone ad una ad una (con mascherine , distanza, gel igienizzante).

Una larga maggioranza chiede informazioni sull’iniziativa prima di firmare, giustamente, e questo rapporto diretto ci permette di dialogare apertamente e di esporre i rispettivi punti di vista.

Ciò che ho osservato è che, debitamente informati, quasi tutti i cittadini interpellati hanno accettato di firmare, qualcuno anche complimentandosi dell’iniziativa.

Ovviamente alcuni no. Una minoranza, senz'altro, ma molto interessante.

Riflettere sulle loro osservazioni mi ha fatto trovare una possibile risposta alla domanda da cui sono partita: chi è il principale ostacolo al cambiamento?

Non i negazionisti, a mio parere, perché i loro argomenti sono spesso vuoti di contenuti scientifici,

miopi e talora poco etici. Tali argomenti impallidiscono da soli quando esposti alla mente di chi ragiona con la sua testa o semplicemente osserva la realtà senza occhiali rosa.

Mi sono fatta l’idea che il vero scoglio siano quelli che “hanno già visto tutto”, quelli che “sai quanti ne ho visti che ci hanno provato?”, o ancora “ te lo dico io come va a finire”.

Credo che lo scoglio consista nel fatto che si tratta il più delle volte di persone con una certa cultura, che occupano magari posizioni di responsabilità nel loro lavoro, che hanno maturato indiscutibilmente una discreta esperienza della cosa pubblica, vuoi per rapporto diretto con essa o perché ne seguono attentamente le vicende.

Gli argomenti che portano sono per questo in gran parte sensati e difficili da smentire.

Ciò che manca in loro però è la visione di un futuro diverso. E’ la mancanza della fiducia che “forse non hanno visto tutto”.

C’è una sorta di presunzione di preveggenza che non tiene minimamente conto del fatto che le società evolvono, anche al microlivello locale: ci sono innesti di abitanti provenienti da altri luoghi, portatori di attitudini diverse verso la vita; ci sono giovani che forse sono tenuti lontani dai loro luoghi nativi anche da questo passivo (forse comodo?) abbandono all’inutilità degli sforzi per cambiare.

Ci sono situazioni economiche in continuo mutamento, spesso in peggio nelle piccole

realtà, che possono invece fare da volano per la ricerca di nuove vie.

C’è un futuro, insomma, ancora inesplorato.

Vorrei suggerire sommessamente una cosa a queste persone: abbandonatevi al piacere di dubitare delle vostre convinzioni.

La realtà potrebbe felicemente sorprendervi. E’ una possibilità, datele cittadinanza.




Mariella Gavarini vive a Fosdinovo, in Lunigiana, dove si è stabilita per scelta dopo i lunghi anni trascorsi a Pisa. Insegna Matematica e Scienze alla scuola secondaria di I grado e da una ventina d'anni si interessa di tematiche ambientali, svolgendo un ruolo di attivista che l'ha aiutata ad acquisire una certa consapevolezza dei problemi che affliggono l'ambiente, ma anche a conoscere alcune delle possibili soluzioni.

Fa attivamente parte dell'Associazione FosdiNuovo, associazione culturale che da sei anni ha messo al centro della propria azione i temi ambientali ed in particolare i cambiamenti climatici.

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