
di Max Strata
Oggi più che mai, il sistema produttivo finalizzato esclusivamente al profitto e al dominio di pochi sui molti, si basa sulla negazione degli individui e della loro corporeità. Ciò emerge chiaramente con la progressiva privazione di diritti, con la massima precarizzazione del lavoro e con l'appropriazione da parte delle grandi imprese private dei beni comuni naturali, ovvero con la sottrazione di ciò che rende vivibile l'esistenza di una persona. Questo processo disumanizzante, distruttivo e tipicamente autoritario, è sostenuto dalla classe dirigente attraverso la creazione di una realtà fittizia in cui i media non informano ma trasmettono notizie, rappresentazioni sceniche atte a creare stati d'animo, percezioni, in cui porzioni di verità sono mescolate a grandi quantità di statistiche, dossier e monitoraggi, ovvero interpretazioni che hanno il solo scopo di influenzare in profondità la nostra vita e modificare i nostri comportamenti. Il sociologo Joseph Overton con il suoi studi sulla “finestra di opportunità", ha mostrato come qualunque idea, se abilmente e progressivamente incanalata nel circuito dei media, può entrare a far parte del pensiero diffuso e dominante, rendendo dapprima accettabili e poi normali nell'opinione pubblica, comportamenti che fino a poco tempo prima venivano addirittura considerati impensabili. Le raffinate tecniche di persuasione e di manipolazione delle masse, vengono applicate da tempo su scala planetaria sia in campo economico che politico ma un importante salto di qualità è stato fatto cavalcando l'onda della pandemia che ha permesso di orientare il modo di pensare fino a trasformarlo in un vero e proprio dogma. In questo periodo, due obiettivi sono stati raggiunti con successo: la pressoché totale eliminazione dell'emergenza climatica dal quadro delle priorità locali e globali e, in specie nel nostro Paese, l'obbligo stringente del Green Pass come strumento di controllo sociale. Da una parte, la crisi ambientale è stata ridotta a materia che deve interessare solo ad una ristretta minoranza, dall'altra, ad una minoranza di non vaccinati viene attribuita la responsabilità di continuare a far circolare il virus e quindi di sconvolgere la vita sociale. La marginalizzazione di queste due componenti -non necessariamente comunicanti fra loro- dimostra come il principio della domesticazione istituzionale, ovvero il legame di dipendenza fisica della maggioranza rispetto ai vertici decisionali, sia in grado di annullare ogni residua coscienza critica, accettando aprioristicamente i messaggi ideologici e le disposizioni normative che provengono dal governo. Il capolavoro di chi comanda sta nell'aver piegato l'idea della scienza a suo uso e consumo, per dividere i cittadini e porre in cattiva luce coloro che resistono alle imposizioni. Da una parte la scienza cattiva, quella delle certezze sul drammatico cambiamento climatico derubricate a fastidiose interferenze con una crescita economica fatta di sfruttamento dei lavoratori e distruzione degli ecosistemi, dall'altra la scienza buona, quella funzionale al monopolio delle grandi case farmaceutiche che è stata utilizzata come unica risposta possibile al contenimento dell'infezione. Quello che accade è degno degli spaventosi scenari rappresentati dalla letteratura avveniristica, all'interno del quale, come ha scritto Noam Chomsky, i più sembrano abituarsi alla deriva dei principi democratici e delle garanzie costituzionali, mentre in nome del progresso e della scienza vengono perpetrati i peggiori attentati alle libertà individuali, alla dignità della persona, alla natura, alla bellezza ed alla felicità di vivere. Un percorso brutale che si effettua solo con la complicità costante delle vittime, consapevoli o meno di aver ceduto alle richieste totalizzanti del potere. Unica via d'uscita, la resistenza ad oltranza alla domesticazione.