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La sfida dell’Ecologia Sociale di Bookchin



di Martino Seniga


La nuova realtà politica e sociale creata dalla pandemia ha visto una reazione che ritengo troppo blanda e integrata da parte dell’eterogenea galassia ambientalista, presente in tutto il mondo con militanti ed organizzazioni di vario tipo.

Mentre alcuni vedono la pandemia quasi come un disturbo, una distrazione, dalla lotta principale per salvare il pianeta dai danni creati proprio da quel “genere umano” che è ora sotto attacco da parte del virus Covid-19, da un altro punto di vista le nuove priorità sociali, provocate dalla crisi sanitaria ed economica globale, rischiano di mettere in secondo piano e distogliere l’attenzione dalle emergenze ambientali, che restano determinanti per la sopravvivenza sia del genere umano che di tutto il pianeta.

In questo contesto potrebbe essere utile riprendere il ragionamento e il progetto politico sviluppato fin dagli anni Cinquanta da Murray Bookchin (New York 1921, Burlington 2006) noto come il fondatore dell’Ecologia Sociale.

In estrema sintesi, Bookchin ritiene che la cronica crisi ambientale ed ecologica del nostro pianeta possa essere risolta solo adottando e sviluppando un nuovo progetto politico sociale ed economico. In particolare, Bookchin individua nel sistema economico capitalista e nella organizzazione gerarchica degli apparati di governo, statali e privati, la causa fondante della patologia globale, sia sociale che ambientale.

Partendo da queste premesse Bookchin ha elaborato una proposta politica e filosofica esposta nei suoi scritti e nei suoi libri e sviluppata in particolare nel suo ultimo testo, pubblicato postumo: La Prossima Rivoluzione, dalle assemblee popolari alla democrazia diretta (BFS PISA 2018).

Avendo progettato una nuova ecologia politica e sociale che innova in modo dirompente il pensiero progressista e anticapitalista, Bookchin cerca di superare le ideologie e gli errori che hanno caratterizzato i movimenti della sinistra internazionale a partire dall’Ottocento.

Senza “buttare il bambino con l’acqua sporca”, Bookchin prova a delineare una strada, un percorso sociale e politico per cercare di salvare quanto di buono il genere umano è riuscito a fare per lo sviluppo democratico ed ecologico della nostra società. Non solo un’utopia ma un preciso progetto organizzativo per contrastare i virus dell’irrazionalismo del fondamentalismo, del nazionalismo e dell’iper-capitalismo finanziario, che continuano a tenere sotto scacco il fragile ecosistema umano e naturale.




Martino Seniga, giornalista RAI, esperto di tematiche ambientali e politica internazionale è attualmente corrispondente del TGR del Lazio per la provincia di Frosinone.


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