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Mobilità sostenibile: quale ripartenza?


di Lucio Granelli


Quale ripartenza, quale normalità dobbiamo pensare di recuperare?

Per fare qualcosa di concreto direi di ripartire dalla mobilità: una mobilità dolce, collettiva e sostenibile.

Prima di tutto è d'obbligo una domanda: cosa siamo disposti a fare per non ritrovarci a non doverci muovere totalmente un'altra volta come durante la pandemia da Covid 19?

Eh si perché a qualcosa dobbiamo essere disposti a rinunciare se vogliamo che la nostra impronta ambientale si riduca a vantaggio di una ri-evoluzione più resiliente, di un progresso emancipato e sostenibile all'insegna del risparmio delle risorse del pianeta terra.

E' chiaro che quando ci muoviamo per il lavoro o per commissioni urgenti l'autonomia nella mobilità è indispensabile, e sarà sufficiente auto certificare il proprio stato di necessità come ci eravamo già abituati a fare nei mesi scorsi.

Ma vorrei concentrare l'attenzione su tutte le occasioni di spostamento per svago e per diporto che non ci vincolano ad orari e scadenze e che possiamo quindi organizzare a nostro piacere. Ovviamente in questi casi possiamo e dovremmo pianificare gli spostamenti con mezzi di trasporto non inquinanti a priori, siano essi individuali o collettivi, e che soddisfino le nostre attese di comfort irrinunciabili. Per esempio se devo spostarmi intorno all'abitazione percorrendo meno di 10 km privilegerò la bicicletta o la e-bike o il triciclo o il quadriciclo a pedali che mi consentiranno anche di trasportare oggetti non ingombranti e di peso contenuto come una borsa con le vettovaglie.

In questa ipotesi devo poter contare su una ciclovia sicura, silenziosa e non inquinata quindi totalmente sgombra dal traffico automobilistico e questo è il compito delle pubbliche amministrazioni che vogliono incentivare la mobilità dolce: costruire delle ciclovie dedicate alla circolazione esclusiva delle biciclette, con un fondo stradale liscio e uniforme.

Non sarà difficile progettare e realizzare queste ciclovie la cui sede non deve reggere il traffico di carichi pesanti e quindi non richiede grandi opere strutturali a lunga scadenza ne costi proibitivi. L'altra necessità fondamentale è poter contare su un deposito sicuro per il mio mezzo di locomozione dove non subisca danni o furti e che sia il più possibile vicino alla mia destinazione.



Quindi si tratta di numerose rastrelliere di deposito variamente sorvegliate diffuse sul territorio. Per lo stesso tipo di mobilità dolce a breve raggio si può anche adottare la soluzione del bike sharing che consente anche a chi non è proprietario di usare un mezzo sostenibile per i propri spostamenti.

Un piano nazionale orientato a queste infrastrutture è facile da realizzare in tempi brevi e rappresenterebbe un segnale forte specie se disincentivasse l'uso delle auto private (anche elettriche) vietandone l'accesso alle scuole, ai centri storici e ai centri commerciali di ogni ordine, grado e dimensione.

Ma veniamo agli spostamenti di medio/lungo raggio per scopo culturale in senso lato e turistico, nonché di sport e svago di ogni genere. In questi casi il trasporto collettivo più sostenibile è la ferrovia che deve essere integrata da una rete di servizi accessori nel senso esattamente opposto a quello intrapreso dall’azienda Trenitalia nel recente passato. La rete ferroviaria deve divenire l’ossatura di un reticolo di collegamenti che consentano di raggiungere in tempi brevi e modi confortevoli tutti gli angoli più remoti del nostro territorio.

Sarà grazie al potenziamento dei collegamenti regionali, alla ristrutturazione degli edifici abbandonati delle stazioni con la creazione di punti di ristoro e di informazione turistico/culturale, alla creazione di collegamenti con minibus elettrici per il circondario e alla installazione di punti di bike-sharing e car-sharing che potremo ricreare quel tessuto produttivo di piccole attività imprenditoriali nei servizi che hanno sempre rappresentato un’eccellenza italiana meritevole del salvataggio della nostra nazione in tanti momenti di crisi e fucina di quella classe media tanto vituperata, perno della contribuzione previdenziale dal dopoguerra ad oggi. I soldi ci sono e con un piano dettagliato di questo tenore l’Europa non ce li può negare!



Tutti gli Italiani saranno tenuti a lasciare l’auto a casa nel tempo libero a meno di causa di forza maggiore auto certificata e tassativamente controllata e sanzionata in caso di infrazione e prenderanno gusto ad un nuovo modo di viaggiare e di conoscere la propria cultura, innescando un circolo virtuoso di riduzione delle emissioni e di nuove modalità di fruizione del territorio, di condivisione degli spazi e di socializzazione che l’individualismo della società dell’automobile ci ha fatto smarrire.





Lucio Granelli, milanese, classe 1953, è un convinto sostenitore di un rinnovo culturale per una società sostenibile basata sulla sobrietà dei costumi e il rispetto della biosfera.

Si è adoperato per la promozione di un turismo responsabile mediante ospitalità diffusa in case private nell'entroterra della Versilia, costituendo "l'Associazione Locatori Turistici della Versilia."

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