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Sulla Teoria Organica.


di Guido Dalla Casa

Il breve saggio di Max Strata è un ottimo compendio dei vari aspetti di quella che si può chiamare teoria organica, anche se “teoria” non è effettivamente il termine esatto.

Come specificato, sarebbe meglio dire “visione del mondo”, Weltanschauung.

Dopo la lettura, resta la piacevole sensazione che una visione del tipo “Organismo terrestre” dovrebbe essere pressoché universale, dato che consegue dalle conoscenze di vari rami di scienza e filosofia, tutti menzionati da Max.

Proverò ad elencare, come sintesi, le seguenti recenti conoscenze:

- L’interdipendenza di tutti i fenomeni e di tutti gli elementi di un sistema (Gregory Bateson). Ogni sistema è molto di più della somma delle sue parti;

- L’immanenza di qualche forma di “mente” (inizialmente l’osservazione) in tutti i fenomeni, per cui mente e materia sono inseparabili (fisica quantistica);

- La Teoria dei sistemi dinamici (Prigogine), con l’emergenza di fenomeni mentali nei sistemi complessi, che si manifestano come scelte in ogni biforcazione-instabilità, imprevedibilità in ogni evoluzione e impermanenza in ogni struttura;

- La teoria di Gaia di James Lovelock e Lynn Margulis dove la Terra viene vista come un Organismo capace di autoregolarsi e autocorreggere le sue variazioni interne “pericolose”;

- L’Ecologia Profonda, che attribuisce un valore in sé a tutte le Entità naturali (anche collettive) e al Complesso che le comprende (Arne Naess). Non potremo mai attribuire un valore economico ad alcuna entità naturale;

- Il lato “poetico” e “pratico” (Etica della Terra) di Aldo Leopold.

Dal testo dell’articolo: "In evidente contrapposizione all'antropocentrismo e a tutto ciò che ne consegue, la teoria organica si fonda sull'assenza di dualismo tra l'essere umano e la natura".

La visione organica, ormai confermata da tanti punti di partenza così diversi, non è nota al grande pubblico, né viene divulgata dalla scienza “ufficiale” che continua a praticare la suddivisione in parti indipendenti di qualunque processo.

Invece nulla è separabile, tutto influisce su tutto: nessun processo della civiltà industriale è compatibile con una visione di questo tipo. Lo sviluppo economico, caratteristico della civiltà industriale, è un fenomeno impossibile che sta per finire. Le idee di fondo di questa civiltà, che sono citate nell’articolo come “paradigma cartesiano”, devono essere abbandonate, altrimenti l’Organismo metterà in atto “qualcosa” per liberarsi dal suo male.


Guido Dalla Casa è docente di Ecologia Interculturale presso la Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa di Rimini (Università di Urbino) e tiene corsi di Scienze Naturali ed Ecologia Profonda .Ha pubblica L’ultima scimmia (1975) per la Casa Editrice MEB, Ecologia Profonda (1996) per l’Editrice Pangea, Inversione di rotta (2008) per Il Segnalibro,L’ecologia profonda. Lineamenti per una nuova visione del mondo (2008) e Guida alla sopravvivenza (2010) per Arianna, Ambiente: Codice Rosso (2011) per l’Editrice Jouvence, oltre a numerosi articoli su varie Riviste, quasi tutti su argomenti di ecologia profonda.

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