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ZONA ROSSA


di Max Strata


La montagna è lì che mi guarda e che mi invita.

Non lo nego, una bella camminata in solitaria in questa splendida e fin troppo calda giornata di novembre, sarebbe l'ideale.

Vorrei andarci ma non posso: io vivo in zona rossa e la montagna, almeno per il momento, resta irraggiungibile.

Inutile negarlo, la situazione si è fatta complicata, sotto tutti punti di vista.Il virus, com'è nella sua natura, è sfuggente, subdolo, invasivo e gli umani ne sono intimamente colpiti: psicologicamente prima ancora che fisicamente.

In linea di massima, con tutte le varie sfumature intermedie, sembrano essersi divisi in due gruppi: del primo fanno parte quelli che ne hanno compreso la portata, che se ne sono fatti una ragione o che -ob torto collo- seguono comunque le indicazioni delle autorità, nel secondo dimorano quelli che proprio non vogliono saperne. Questi ultimi sono una minoranza ma molto attiva (specialmente sui social) e, almeno in apparenza, capace di attirare l'attenzione di un numero non indifferente di scettici e dubbiosi.

Dentro questa categoria, dal volto multiforme e sibillino, si impone di fatto una visione massimalista che tende a schiacciare posizioni meno rigide. Sulle note di una canzone più volte già sentita, qui ci si accorda su una qualche idea di complotto che ancora una volta chiama in causa una segreta congrega di finanzieri, di massoni e -per estensione- gli immancabili ebrei.


In nome di una personalissima idea di libertà, i complottisti sono pronti a mettere in discussione quella degli altri, si rifiutano di indossare la mascherina, negano l'esistenza dei malati e della stessa pandemia e giungono a definire i vaccini (tutti quanti) come "acqua di fogna". Posizioni eccentriche ed estreme, che ovviamente non hanno niente a che fare con le rivendicazioni di chi dalla limitazione o dalla chiusura delle proprie attività ha ricevuto un danno economico e chiede allo Stato di essere garantito e sostenuto: estreme eppure in qualche modo attraenti, se si considera il palpabile spaesamento e la vera e propria angoscia che si è diffusa tra la gente.

Il punto è, che di fronte all'incertezza del futuro, l'irrazionale può prendere il sopravvento e quando questo accade ciò che è indimostrabile o palesemente falso, può essere venduto per autentico, specialmente se alla menzogna si mischia un richiamo all'effettiva brutalità della globalizzazione neoliberista o al reale malessere delle fasce sociali meno abbienti. Quando ci si scopre vulnerabili, l'idea della cospirazione può attecchire in breve tempo poiché offre una via d'uscita alla sofferenza: la fuga da una realtà che è diventata insopportabile. I gruppi che orgogliosamente si oppongono alla verità ufficiale, meglio se guidati da qualche capo che si dice pronto a tutto, offrono infatti una nuova potenziale identità, una compensazione alla solitudine, al sentirsi spinti in un angolo. Non importa se i contenuti che li tengono insieme sono fuorvianti e illusori, da un certo momento in poi, ciò che diranno i leaders e ciò che saranno disposte a fare le loro comunità, non troveranno più argini. Quando la razionalità lascia il posto al delirio, ecco che la scienza (con tutti i suoi limiti ma pur sempre scienza) diventa la prima vittima e da quel momento in poi, tutto il resto diventa automaticamente attaccabile, degno di essere frantumato, fatto a pezzi.

Rispetto alle "ragioni scientifiche", le comunità del complotto offrono in cambio opzioni oggettivamente deboli ma che hanno una notevole forza interiore: quella di offrire una visione della realtà completamente diversa, in cui il singolo non è lasciato in balia degli eventi ma trova ospitalità e difesa tra i suoi simili. La fascinazione esercitata dai capi e dai loro argomenti, l'abbraccio fraterno, la virile stretta di mano, gli slogan e la vicinanza fisica, non a caso fanno parte di un rituale che pone in primo piano la richiesta di una affettiva condivisione, di partecipazione solidale, di "calore umano". Insomma, qualcosa che ti rimette al centro e che più in generale rimette la specie umana al centro dell'universo.



E' evidente che l'approccio razionale non può offrire tutto questo, almeno non in prima battuta, perché agendo su tempi lunghi frena l'immediatezza degli istinti ed il loro appagamento. L'accettazione consapevole della consegna dell'isolamento piuttosto che il fervore della prossimità, regge però solo in virtù di una promessa di futura liberazione che non deve essere disillusa: una condizione di attesa che prevede il consenso ma che nasconde una insoddisfazione sempre pronta ad emergere, la tentazione di aggirare i limiti.

Per depotenziare l'angoscia che porta acqua al mulino del complottismo e della rimozione di ciò che è sgradevole, forse sarebbe il caso che i media spiegassero di più e urlassero di meno, che le azioni di chi governa fossero più rapide e tangibili, che le categorie più deboli non fossero lasciate sole come di frequente accade, perché nel panico, o nella sua anticamera, un fatto è sicuro: chi ripete senza sosta falsità come se fossero vere, può riuscire a convincere i più esposti, i non tutelati, i meno scolarizzati e più in generale chi non ha strumenti idonei per interpretare la realtà. Del resto, ottenere dai media e dai governi comportamenti diversi da quelli a cui sono abituati non è cosa da poco, considerato il modo in cui normalmente esercitano il potere.In definitiva, più a lungo durerà la crisi maggiore sarà lo spazio per chi nega il contagio e per chi, senza negarlo, ne contesta gli effetti riducendolo -motu propriu- ad una banale influenza.

Più a lungo durerà il tormento, più sarà difficile tenere sotto controllo l'angoscia.

La storia insegna che lunghi periodi critici possono innescare violenze su vasta scala, rigurgiti autoritari, una pesante compromissione dei valori di civiltà e convivenza specialmente se a cedere alle lusinghe del palcoscenico ci sono soggetti politici istituzionalizzati che possono catalizzare un largo seguito.Ipotesi concrete a cui da qualche tempo non eravamo più abituati, almeno in questa parte del pianeta.

Una possibilità di cui non avevamo tenuto conto.

Del resto, è noto che nel vortice del caos ogni riflessione e ogni analisi può risultare vana, poiché è ardua impresa far ragionare chi non sente ragioni.

Comunque vada a finire, la suggestiva idolatria del non senso e della provocazione che afferma l'inesistenza del virus e che a più ampio raggio comprende molte altre amenità del genere, non si esaurirà in fretta ora che i nervi scoperti della società sono palesemente esposti.

E' trascorsa qualche ora da quando ho guardato verso l'alto e adesso la montagna è illuminata dalla luce che arriva dal mare. Prossimo al tramonto il sole la irradia di rosa pallido, di sfumature grigie, gialle e arancioni che poi passano al rosso, o almeno così mi sembra... lo stesso colore della zona in cui vivo, da cui osservo il mondo e di cui desolatamente scrivo.

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