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DROGàTI ! Invettiva contro l'omologazione.



di Alessandro Veronesi


(Conclusioni)

“Chi si crogiola nell'acqua bollente si ritrova lesso”

(citazione anonima)

Mi dispiace un po' concludere con una citazione... prima perché non

mi piace sfruttare quello che altri hanno detto o scritto (ma del resto tutto

nella vita e nell'Universo è un po' un riciclaggio... materia, energia, idee

musicali e tutto il resto...) e poi perché mi vergogno di non ricordare chi ne

sia l'autore (magari era un proverbio? un detto popolare? chissà...). Chi l'ha

scritto questo? e quest'altro chi l'ha detto?

Boh, alla fine non è che abbia una grande importanza sapere la

provenienza di qualcosa che ci serve.

Ma sì... può essere una bella cosa (da eruditi) citare appropriatamente

le fonti a cui ci abbeveriamo, ma quello che conta è placare la nostra sete,

soddisfare la nostra fame, più che sfoggiare orpelli.

Ora faccio una dichiarazione importante: “Rivolgo la mia sentita

riconoscenza e gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito

all'evoluzione dello spirito umano, ai grandi padri dell'umanità, ai sapienti,

ai poeti, ai musicisti, agli architetti e artisti, ai filosofi e ai guru di tutte le

epoche, a tutti coloro che con i loro pensieri e azioni (soprattutto con

l'esempio) hanno elevato l'uomo verso altezze eccelse, etc.... va bene,

grazie, ma ora lasciatemi da solo alle prese con me stesso, con le mie

piccolezze e anche bassezze... vediamo se riesco a cavare un ragno dal

buco con le mie mani”.

Ripeto... non mi piace citare... è un po' come rubare, non è onesto e

neppure originale però la citazione che, magari contraddicendomi, ho

messo tra virgolette all'inizio di queste conclusioni la vedo come un punto

di riferimento imprescindibile, una chiave per interpretare tutto quello che

ho cercato di dirvi in questo mio libretto di invettive! Così l'ho citata e

basta!

Cercherò invece di spiegare perché inizio dalle “conclusioni” e non

con una “premessa”.

Lo ammetto, da sempre soffro di una terribile (e credo incurabile)

sindrome di “bastian contrario”, pertanto mi piace da matti sovvertire, non

resisto al piacere di mettere le cose sottosopra... godo nel contraddire, se

qualcuno vede “nero” io vedo “bianco”, se qualcuno parla io sto zitto, se

qualcuno sta zitto io parlo, se in coda alle poste tutti sbuffano e si

lamentano io invece divengo di buon umore, perché in fondo è una buona

e rara occasione di guardare la gente in faccia, o da dietro, con calma e

senza destare sospetti.

Questa sindrome di cui soffro (che forse è un'infiammazione),

raggiunge il massimo quando per un qualsiasi motivo mi viene detta la

fatidica frase: “...ma tutti gli altri fanno così!”, sottintendendo che sarebbe

meglio che anch'io mi adeguassi, che non facessi di testa mia ma che

seguissi il così-fan-tutti.

Appena il “...tutti gli altri” mi risuona nelle orecchie comincio ad

andare in crisi. Inizio a tremare e va già bene se non mi viene un colpo! Il

sangue mi va alla testa, perdo le staffe, do al matto.

Perché, perché, perché? Qualcuno mi spieghi (e mi convinca anche)

perché devo “fare come tutti gli altri”?, “pensare come tutti gli altri”?,

“mangiare come tutti gli altri”?, “godere come tutti gli altri”? ed infine

“essere come tutti gli altri”?

No grazie... se permettete rivendico la proprietà delle mie scelte, dei

miei pensieri, delle mie azioni, delle mie responsabilità!

Non voglio essere come tutti gli altri e non lo voglio per principio!...

sì, per punto preso, per bastiancontrariaggine... poi magari in fondo

cambio idea e si trova anche un accordo (perché sotto sotto tra gli esseri

umani sono più le cose che uniscono che quelle che dividono) ma

all'inizio, No! Non in questo modo! pretendo rispetto per la mia posizione di

partenza e per le mie “intenzioni di viaggio”, così come rispetto l'altrui

posizione... e se poi alla fine arriviamo insieme nello stesso luogo (o quasi)

e con reciproca soddisfazione tanto meglio, però la strada che devo

percorrere, se permettete, me la scelgo da solo.

Potrò anche finire fuori da strade battute, uscire da quelle già

collaudate, magari fare dei fuori pista, delle cinghialate, anche sbagliare e

tornare sui miei passi, forse aprirò dei nuovi tentativi di strada, oppure mi

fermerò ad aspettare. E' un mio diritto e rispetto quello di tutti gli altri a

fare scelte anche opposte delle mie (almeno fino a che non mi pestino i

piedi, come io cerco di non pestarne altrui...).

Concludendo quindi, mi auguro di aver raggiunto lo scopo di questo

libretto (che comunque non avete ancora letto) e che ha la non velata

intenzione di farvi arrabbiare per quello che normalmente fate, ma anche e

soprattutto per quello che potreste fare e invece non fate.

SOSTANZE STUPEFACENTI - 1

Gli stupefacenti, anche conosciuti volgarmente come “droghe”, in

realtà non provocano molto stupore, non stupiscono proprio per nulla (caso

mai istupidiscono!). Magari si stupissero di qualcosa, nel senso di provare

meraviglia per la formidabile bellezza della vita, coloro che invece si

dedicano all'assunzione di “stupefacenti”.

Sarebbe bello si stupissero della bellezza di un tramonto sul mare, o

dell'espressione sulla faccia di un bambino o del calore di un abbraccio

amico... No, con le droghe, con gli stupefacenti non c'è stupore, non ci si

stupisce di nulla, non c'è meraviglia ne incanto, non l'entusiasmo, non la

gioia...niente, ci si droga, si cerca lo “sballo”, punto e basta!

Punto e basta nel senso che si finisce per cercare un'illusione di

benessere e addirittura di felicità prendendola per reale, si scambia la

forma per la sostanza, fischi per fiaschi, lucciole per lanterne... ci si

inganna da soli, tristemente e miseramente.

Detto ciò (e qui mi fermo anche se potrei dirne molte di più, ma non

è mia intenzione elencare tutti gli effetti delle droghe, almeno non solo di

quelle considerate tali) cercherò ora di allargare il concetto di “droga” a

sostanze e/o situazioni, azioni, etc. ad esso assimilabili.

Un interessante studio pubblicato qualche anno fa su LANCET

(rivista scientifica internazionale) rimescolava le carte in tema di

importanza, o meglio di “pericolosità” delle droghe, nell'accezione di

“sostanze”, ascrivendo alcool e tabacco nell'elenco di quelle più

pericolose. Certamente questa mia sottolineatura non è per sminuire la

gravità dell'uso di altre droghe (cocaina, eroina, psicofarmaci, etc.) bensì

per segnalare come nella “percezione comune” l'assunzione di alcool e

tabacco sia ancora considerata una cosa non così grave e tutto sommato

accettabile.

Il fatto è che per motivi socio-culturali il bere alcoolici e il fumare

sigarette è “ammesso” non tanto legalmente (in quanto le si possono

legalmente acquistare) quanto proprio “culturalmente”. Anzi nel caso

dell'alcool che, secondo lo studio apparso su LANCET, nella classifica

delle droghe/sostanze pericolose è molto in alto ben davanti ad altre

(anfetamine, cannabis, LSD, ecstasy) in questo caso essendo il “bere” un

comportamento “socialmente accettato” se non addirittura istigato, in ogni

caso promosso e pubblicizzato da innumerevoli fonti, si produce una

situazione molto grave e pericolosa sia per la salute dei singoli utilizzatori

sia per il pesantissimo onere che la società, in generale, si ritrova.

Sono veramente alti e insopportabili i costi sociali che dobbiamo

subire sotto forma di morti e feriti gravi per incidenti stradali causati da

persone alla guida in stato di alterazione (non solo di alcool, ovviamente),

senza contare i costi che la società si deve accollare per la cura delle

patologie direttamente collegate all'uso di alcool, delle droghe in generale

e perché no? anche del fumo di sigarette.

Ma un bicchiere di vino che vuoi che sia! Certo... E due bicchieri,

anche! E' bello festeggiare ogni tanto alzando un po' il gomito! Che vuoi

che sia! Sì, che vuoi che sia... ma purtroppo spesso il limite tra una modica

bevuta ed una eccessiva libagione non è così chiaramente percepibile...

quasi sempre prevale una auto-indulgenza e il limite viene

incoscientemente superato.

Certo, che vuoi che sia! Andatelo però a chiedere a chi ha perso un

familiare massacrato dal solito “pirata della strada ubriaco”: Che vuoi che

sia!

Io, ad un tizio che venisse trovato alla guida in evidente stato di

ebbrezza o di qualsiasi altra alterazione da sostanze, non toglierei solo la

patente e sequestrerei il mezzo ma lo metterei anche in gattabuia, allo

stesso modo di un folle qualsiasi che camminasse tra la gente con in mano

una rivoltella o un mitra col colpo in canna...

Alcool, vino, alcool, ristoranti alla moda, alcool, birra, alcool, pubs,

alcool, aperitivi, alcool, happy hours, alcool, feste, alcool, cocktails,

alcool, discoteche, alcool, trasgressione...

Trasgressione?? ma de che!? Nell'abuso di alcool o nell'assumere droghe

(di qualsiasi tipo) non c'è nessuna trasgressione, anzi solo una triste,

spenta, consueta, senza fantasia e pertanto BANALE OMOLOGAZIONE !

Se proprio volessimo trasgredire bisognerebbe fare proprio l'opposto,

rifiutarsi di praticare ciò che tutti fanno, astenersi di emulare qualcosa alla

portata di tutti, capire che per certi comportamenti non c'è bisogno di

nessun talento particolare, che è solo una stupida abitudine a cui “tutti”

sono supinamente costretti e assuefatti.

Assuefatti come un branco di automi lobotomizzati che agiscono al

comando di un capo branco idiota che si chiama “moda” o “consuetudine”

o ancora peggio “spirito di gruppo (gregge?)”, si muovono (forse meglio

dire stanno fermi) senza il minimo barlume di amor proprio e bisogno di

ribellione a quella stupida e ignobile pulsione a consegnare la propria

libertà nelle mani di qualcos'altro (di qualcun'altro).

SOSTANZE STUPEFACENTI – 2

Conviene poi accorgersi che oltre alle droghe “socialmente

pericolose” elencate con tanto di classifica da LANCET è possibile

individuare altre dimensioni del “drogarsi”.

Non credete anche voi che ci si possa “stonare” con tante altre

attività che non siano l'uso diretto di sostanze psicotrope? Quando uno

vuole “perdere se stesso” il modo lo trova comunque.

Ci si può “fare” con un sacco di cose, innumerevoli, basta avere

l'atteggiamento di colui che preferisce arrendersi, consegnarsi prigioniero

piuttosto che combattere, di colui che preferisce rinunciare alla propria

libertà in cambio di un quieto vivere nell'omologazione... tanto così fan

tutti e poi chi glielo fa fare di sforzarsi troppo !?

Eh sì...ci si può drogare con un sacco di cose, basta avere una

spiccata propensione al “consumo”, ovvero l'accettazione del consumismo

come suprema ragione di vita. Questo è in realtà il terreno più fertile dove

crescono gli altissimi, quasi insuperabili e strapotenti papaveri da cui viene

estratto l' “oppio dei popoli” moderni.

Nessuna tra le attività umane è immune dal virus della dipendenza. Si

può diventare “tossicodipendenti” di molte cose, anche di alcune

considerate addirittura tra quelle che nobilitano l'uomo. Il lavoro ad

esempio.

Certamente il lavoro “nobilita l'uomo”, sì ma ad una condizione: che

sia liberamente scelto e svolto con spirito di collaborazione, gioia e

semplicità, che oltre a non nuocere ad alcuno diventi volano di una vera

elevazione dello spirito e pertanto fonte di liberazione e non, come spesso

succede, occasione di alienazione.

Questa alienazione, questa perdita continua di se stessi, non riguarda

solo le moltitudini di lavoratori (purtroppo spesso bambini) che vengono

“costretti”, quasi “schiavizzati”, a compiere un lavoro duro e

disumanizzante in cambio di un relativo e supposto miglioramento della

loro condizione materiale (da un pezzo di pane ad un'auto nuova..., da un

tetto sopra la testa ad una vacanza esotica...), ma anche i grandi manager

industriali, gli imprenditori di successo o coloro che si arricchiscono

muovendo le finanze nel mondo sempre e solo concentrati a incrementare

questa ricchezza materiale, una “ricchezza” che è quasi sempre frutto di

un'ennesima predazione e dilapidazione di risorse sia umane che naturali.

Quanta droga viene versata, più o meno coscientemente, nelle vene

degli esseri umani...quasi sempre con il loro consenso.

Esempio n. 1:

Conoscete qualcuno che dopo cinque giorni di duro lavoro prende l'auto e

con la famigliola si sorbisce ore ed ore di coda in autostrada per

raggiungere una spiaggia, un lago o una pista da sci dove, dopo essersi

incazzato per tutti i salassi di denaro che ha subito, riparte alla fine della

breve “vacanza” strafelice di farsi altrettante ore di coda sull'autostrada

per il rientro a casa?...Guardatelo negli occhi per vedere se ancora sogna

qualcosa, se ha dei progetti o speranze di cambiare quello che non gli piace

della sua vita...

Esempio n. 2:

Conoscete un manager tutto efficienza, innovazione e produttività, che

velocemente passa da un aereo all'altro, da un business all'altro, da una

segretaria all'altra?... Guardate anche lui negli occhi e cercateci un po' di

energia che gli serva quando torna a casa per giocare e sorridere con suo

figlio...

Il lavoro può diventare una droga pesantissima se arriviamo a

considerare quello che facciamo come qualcosa di cui non poterne fare a

meno. Se dedichiamo tutto il nostro tempo, la nostra energia, ad una sola

“attività”, professione, mestiere, etc. (il telefono o il computer sempre

accesi, “on line” 24 ore su 24, le riunioni, i regali alla segretaria, le cene di

lavoro,...) sarà molto facile perderci, perdere il nostro centro dietro le

chimere del successo (economico, sessuale, artistico, etc.). La ricerca del

successo a tutti i costi è quanto di più alienante ci possa essere. Lascia

dietro di sé un vuoto pauroso.

Esempio n. 3:

Conoscete un bullo da stadio, di quelli la cui massima aspirazione è

sfasciare le macchine a randellate o, se gli va bene, di accoltellare qualche

tifoso “nemico”? Costui è andato allo stadio non certo per guardare la

partita ma per “drogarsi” di violenza verbale e fisica, col miraggio di poter

scatenare una guerriglia urbana se l'arbitro negherà il rigore alla squadra

del cuore... e che dire di quei giocatori che a loro volta fanno una

messinscena di stupida violenza e sopraffazione dell'avversario con

inganni e sotterfugi?

Esempio n. 4:

Conoscete qualcuno che ama frequentare ristoranti extra, un cultore del

mangiar bene e raffinato, che legge tutte le guide gastronomiche e cerca

continuamente prelibatezze, che sa tutto di vini, di annate, di cuochi alla

moda, di stelle, di forchette, di bicchieri? e che cerca voluttuosamente di

riempirsi la pancia con il meglio del meglio, nel continuo infame (nel

senso di: senza fame) tentativo di far godere un ego panzuto e stordito

dall'eccesso di colesterolo e trigliceridi con l'unico risultato di maltrattare

il proprio corpo vittima innocente di cotanta ignobile profanazione...

Non è questo un comportamento da drogati?

Esempio n. 5:

Conoscete un mafioso che non pensa ad altro che a tessere trame per i suoi

soliti loschi, tristi e tremendi affari e che aspira al “riconoscimento

sociale” da parte di una società di sottoposti intimiditi e schiavizzati,

asserviti al suo potere?...Il primo a essere schiacciato da questo potere è

proprio lui stesso, epigono di un'umanità dolente perché indegna di

chiamarsi tale, soffocato dalla sua stessa merda, incapace di liberarsene in

quanto alla fine ciò che lo opprime guarda caso è proprio la sua massima

aspirazione!

Esempio n. 6:

E i politici? i religiosi? gli sportivi? i personaggi dello spettacolo?...

non mi ci soffermo molto, tanto lo sanno tutti che sono drogati! Sia delle

sostanze tradizionali (e doping vari) di cui fanno un grande uso, ma

soprattutto alfieri di una tossicodipendenza nuova, dediti a magnificare

una droga sottile e subdola, di cui loro stessi “si fanno” e che

contribuiscono a spacciare per l'uso del grande pubblico.

La società globale dello spettacolo, quella di cui ormai anche le

istituzioni politiche e religiose fanno parte, macina miliardi e miliardi in

valute pregiate e in coscienze plagiate. Questa mega-associazione-adelinquere

è utilizzatrice di una magia nera così potente da essere quasi

invincibile. E' così diffusa e capillare, permea di sé tanta parte della vita

degli esseri umani, si introduce con prepotenza nelle case, nelle teste e nei

cuori delle persone, proprio come un'atmosfera aliena, alternativa alla vera

atmosfera (quella con l'aria e l'ossigeno che respiriamo) e fa in modo che

tutti respirino una sostanza misteriosa che ha l'evidente effetto di far

sparire la “libertà” dal panorama individuale di coloro che in questa “finta”

dimensione vi si immergono acriticamente, da beoti (purtroppo la

stragrande maggioranza).

Gli spettacoli della Pubblicità, gli spettacoli dello Sport e purtroppo

anche gli spettacoli delle Notizie, della Cultura (Cinema, Musica, etc.), gli

spettacoli del Turismo e del Tempo Libero in generale ed infine anche gli

spettacoli delle Religioni e della Politica, lasciano dietro di sé stuoli di

“drogati” i quali per salvarsi avrebbero bisogno di specialissime

(fantascientifiche) comunità di recupero che adottassero programmi di disintossicazione talmente potenti che non riusciamo neanche ad

immaginare...

E così potrei continuare a lungo con altri esempi... la società umana,

sia nella sua interezza che nelle sue parti, tende ad una omologazione al

ribasso che a questo punto non è così chiaro distinguere se è più subita o

più invocata... sì, perché il vero schiavo è quello che è contento del suo

stato e chiede, quasi pretende, che le catene che lo trattengono vengano

rinforzate, raddoppiate... lui stesso vuole muri insormontabili al suo

recinto e sbarre più grosse alla sua cella... anzi, chiede che la finestra della

cella venga chiusa, murata... non sia mai che gli venisse la voglia di dare

una sbirciatina fuori dalla sua spelonca! Guai!

Il buon Marx, inguaribile ottimista, nel suo famoso “proletari di

tutto il mondo unitevi... non avete che da perdere le vostre catene” non

aveva fatto del tutto i conti con il fondo dell'animo umano in cui alligna la

più o meno sotterranea “passione” per le catene... non in tutti gli uomini,

beninteso, ma certamente in quella stragrande maggioranza dedita al

“piacere della dipendenza”. L' “oppio dei popoli” lo si poteva trovare

sicuramente nelle religioni, ma non era certamente solo lì... avrei detto di

cercarlo per lo più nello “spirito gregario” che contraddistingue la massa,

la folla, quella indeterminata volontà di sottomissione ad una qualsiasi

autorità da parte sia del singolo spersonalizzato che della moltitudine

informe... consegnarsi ad una “autorità” qualsiasi (politica, economica,

culturale, scientifica, militare e ovviamente religiosa) che spaccia come

“verità” l'annullamento della singola visione autonoma dell'individuo

stemperandola in una generica e omologata adesione al pensiero unico

dominante.

Per ottenere questo le classi dominanti hanno vari strumenti, ma tutti

questi mezzi sono riconducibili all'asservimento delle masse, alla loro

riduzione ad uno stato di nuova schiavitù, suddiviso in categorie

(lavoratori, consumatori, utenti, clienti, pazienti, credenti, etc.).

Ognuno di noi è forzato ad entrare nel “letto di Procuste” costituito

dalle suddette categorie e per ottenere l'omologazione a questo format

vengono sperimentati e riservati speciali e sempre più raffinati trattamenti

di “tossicodipendenza”... infine che si sia dipendenti da “sostanze, sia

chimiche che naturali” o da “visioni del mondo”, o da “narrazioni della

realtà” o da “abitudini sociali” fa poca differenza... sempre DROGATI

siamo...

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