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Guido Dalla Casa


Guido Dalla Casa, 87 anni, filosofo e massimo conoscitore dell'Ecologia Profonda in Italia, ritratto sulle Alpi Occidentali.


Quale è il messaggio di fondo dell’ecologia profonda e perché essa è così importante oggi, sia per le sorti future della Terra che di tutte le sue creature, esseri umani compresi, che la abitano?


Il messaggio di fondo dell’Ecologia Profonda è sintetizzato negli “Otto principi” di Naess e Sessions e nel “Manifesto per la Terra” di Mosquin e Rowe, che si trovano facilmente sul sito www.ecospherics.net Qui cercherò di sintetizzarne le basi con voci diverse e più stringate ancora, ma che ribadiscono in sostanza le stesse idee di fondo: - La posizione dell’uomo in Natura: l’uomo è una specie animale, parte di un Tutto, che è più della somma delle parti; - Il diritto ad una vita degna e all’autorealizzazione di tutti gli esseri senzienti (animali – piante - esseri collettivi – ecosistemi - Gaia); - Una visione sistemica-olistica della Terra e di tutti i sottosistemi; - La spiritualità e sacralità della Natura. Occorre prendere coscienza che: - La situazione stazionaria è il modo di vivere del Pianeta. Tutti i processi devono essere ciclici e quindi non comportare il rilascio di “rifiuti”; - L’incremento indefinito dei beni materiali non è un desiderio naturale dell’umanità: ha portato anche malessere e gravi infelicità; - Lo sviluppo economico è una grave patologia della Terra: è un’anomalia nata solo in una cultura umana in un determinato momento della sua storia; - Ci troviamo sul terzo pianeta di una stella di media grandezza lanciata nel braccio esterno di una galassia qualunque, fra miliardi di altre galassie; - La Terra ha quattro o cinque miliardi di anni, la Vita ha tre miliardi di anni, l’umanità ha un milione di anni, la civiltà occidentale ha tremila anni, la crescita economica ha duecento anni. La situazione del nostro Pianeta si può così riassumere: - La popolazione umana ha raggiunto gli 8 miliardi e cresce inesorabilmente di 90 milioni di individui all’anno: si tratta di numeri assolutamente insostenibili; - La biodiversità, base delle possibilità di Vita della Terra, sta diminuendo vertiginosamente: scompaiono circa 30 specie al giorno, con un ritmo diecimila volte superiore a quello naturale; - La distruzione delle foreste e di altri ecosistemi (paludi, praterie, ecosistemi acquatici, ecc.) procede inesorabilmente con velocità crescente; - L’atmosfera terrestre si sta alterando rapidamente, con conseguenze gravissime sul clima e sul Complesso dei Viventi; - Il consumo di territorio è in atto in tutto il mondo (passaggio da terreno naturale a terreno urbano, strade, costruzioni, impianti) e procede a velocità impressionante. La causa a monte di questi fenomeni è la filosofia antropocentrica che ne sta a fondamento. Per questo è necessario assolutamente abbandonarla per passare a qualche forma di Ecologia Profonda. L’importanza di una visione del mondo di questo tipo è evidente per la Terra stessa, per tutti gli esseri senzienti, e quindi anche per gli umani. Senza questa profonda modifica dei fondamenti del pensiero, la Terra subirà un trauma da cui potrà riprendersi solo in tempi lunghissimi. La sorte di tutti gli esseri senzienti, umani compresi, è strettamente legata a questo cambiamento. Il vero pessimismo è pensare che i processi sopra elencati, causati dalla crescita economica, possano continuare. L’alternativa non è se la crescita economica finisce o continua, ma se finisce in modo drastico (collasso) o in modo dolce, con passaggio guidato a una situazione stazionaria, in cui dovrebbe scomparire il desiderio dei beni materiali, che ha creato la situazione attuale. Ottimismo è pensare che finisca presto! Pessimismo è pensare a una ripresa della crescita.


Quali sono secondo te i punti salienti che distinguono l’ecologia profonda dall’ecologia di superficie... ?


Comincerò con una citazione di Fritjof Capra: La nuova visione della realtà è una visione ecologica in un senso che va molto oltre le preoccupazioni immediate della protezione dell’ambiente. Per sottolineare questo significato più profondo dell’ecologia, filosofi e scienziati hanno cominciato a fare una distinzione fra “ecologia profonda” e “ambientalismo superficiale”. Mentre l’ambientalismo superficiale è interessato ad un controllo e ad una gestione più efficienti dell’ambiente naturale a beneficio dell’”uomo”, il movimento dell’ecologia profonda riconosce che l’equilibrio ecologico esige mutamenti profondi nella nostra percezione del ruolo degli esseri umani nell’ecosistema planetario. In breve, esso richiederà una nuova base filosofica e religiosa. (Fritjof Capra – Il punto di svolta – Ed. Feltrinelli, 1984) L’Ecologia Profonda si fonda su solide basi scientifico-filosofiche, cioè la fisica quantistica, la teoria dei sistemi, l’emergenza di fenomeni mentali nei sistemi complessi, la mente estesa, gli studi sul comportamento degli altri esseri senzienti, gli esseri collettivi, e così via. Tuttavia la scienza”ufficiale” (quella che viene divulgata) fa molta fatica ad accettare le conseguenze delle sue stesse novità (che confermano visioni di altre culture umane), perché un cambio di paradigma richiede tempi molto lunghi. Spesso questa scienza “ufficiale” preferisce negare i fatti piuttosto che abbandonare i presupposti meccanicisti e cartesiani da cui è nata. Se vogliamo sintetizzare in voci distinte, da alcune correnti della scienza: - Mente e materia non si possono separare, anzi, sono indistinguibili; - In tutti i sistemi complessi si ha l’emergenza di fenomeni mentali; - Le biforcazioni-instabilità dei sistemi complessi sono “scelte”; - Tutti gli esseri viventi sono sistemi complessi; - Anche gli ecosistemi sono esseri senzienti, essendo sistemi complessi; - Esistono esseri collettivi (formicai, termitai, stormi di uccelli, ecc.); - Il comportamento di un sistema complesso è imprevedibile, anche in linea teorica, oltre un certo orizzonte temporale, che è comunque una quantità finita, poi avviene una scelta: questo significa che c’è un aspetto mentale in tutte le entità naturali; - Non esistono confini precisi, né “certezze”; - L’inconscio collettivo di Jung è un Inconscio Ecologico che si estende a tutti gli esseri senzienti e alle relazioni con quelle entità che qualcuno chiama “inanimate”. Da tutto questo si deduce che l’Ecologia Profonda si basa su fondamenti scientifico-filosofici e non sul “misticismo”. L’aspetto spirituale è comunque essenziale in una visione del mondo ispirata all’Ecologia Profonda. Con la pubblicazione degli “Otto principi” dell’ecologia profonda di Naess e Sessions (oramai quasi trent’anni fa), il movimento ecologista a livello mondiale ebbe un sussulto. Per la prima volta qualcuno s’era preso la briga di definire le linee di una ‘politica verde’ che fosse genuinamente ispirata dai principi ecologici, e quindi l’accento sull’interrelazione tra tutte le cose animate e inanimate (umani compresi): “noi siamo perché loro sono, e viceversa”; distinguendosi così dall’ambientalismo convenzionale ancora fermo su istanze utilitaristiche/antropocentriche (seppure con le più buone intenzioni).


Come spesso succede quando un’idea forte entra in scena, si crea un interesse diffuso sia in senso positivo che negativo e l’ecologia profonda non fu da meno. Ricordo in particolare l’accusa di misantropia: il fatto cioè di mettere l’essere umano sullo stesso piano degli altri esseri viventi veniva visto come la volontà di sminuire il valore dell’umanità in quanto tale. A che punto è la situazione oggi?


La posizione antropocentrica, che dà valore a qualunque cosa solo in funzione umana, è ancora oggi di gran lunga la più diffusa nella nostra cultura e quindi, di fatto, in tutto il mondo, dato il suo grado di espansione. Come noto, una visione del mondo biocentrica assegna “valore in sé” a tutte le entità viventi, una visione ecocentrica a tutte le entità naturali, e alle loro relazioni. In realtà in queste ultime visioni del mondo non viene tolto alcun valore alla nostra specie: gli umani, le loro culture, le relazioni fra di esse, sono entità naturali, e quindi degne di “valore in sé”. L’accusa di “misantropia” nasce soltanto dall’incapacità di concepire una visione non-antropocentrica. L’uomo sta alla Natura come la parte al Tutto, come un tipo di cellule sta all’Organismo (psicofisico) di cui fa parte. Un gruppo di cellule ha maggior “valore in sé” se lo si vede come parte integrante di un Organismo più grande. La situazione generale non è molto cambiata in questi trent’anni: l’Ecologia Profonda è conosciuta pochissimo, soprattutto in Italia. La maggioranza non sospetta neppure che esista una simile visione del mondo, anche per carenza di informazione. Non sono bastati gli studi di Konrad Lorenz, e di numerosi altri scienziati, per riconoscere una profonda vita soggettiva agli altri animali. Altre recenti idee, per ora di minoranza, attribuiscono una mente immanente a tutti i sistemi complessi e quindi a tutte le entità naturali. Ma idee come queste incontrano resistenze fortissime: un simile cambio di paradigma richiede tempi lunghissimi. Gran parte delle posizioni attuali della cultura occidentale derivano dalle religioni che si sono originate nell’area mediorientale ed hanno invaso il mondo diffondendo ideologie mostruosamente antropocentriche. Le istituzioni che le rappresentano continuano questa opera: a parte le amenità sul concetto di “anima”, anche sul piano pratico si agitano non poco per quattro cellule surgelate (purché umane) e non dicono una parola sulle spaventose sofferenze inflitte a tanti esseri senzienti. Il pensiero materialista non ha cambiato nulla mantenendo l’uomo “al centro” attraverso una specie di “merito selettivo”, che gli ha conservato di fatto l’esclusiva mentale spirituale. A tutte queste ideologie è mancata totalmente la percezione che la nostra specie è strettamente collegata “all’interno” a tutto il resto del mondo naturale. Invece, staccata, è priva di significato. Il tema dell’insostenibilità dell’attuale tasso di aumento demografico a livello mondiale - nei confronti dalla capacità sostenibile della Terra - è un altro punto delicato su cui gli ecologisti profondi si sono scontrati e si scontrano invano senza risultati (ma non solo gli ecologisti profondi. Anche il Club di Roma, visto che l’hai citato, metteva in guardia da questo problema già quaranta anni or sono). Tanto per fare un esempio, di fronte alla diminuzione del tasso delle nascite nel nostro paese (cresce invece quello degli immigrati) si è subito gridato (politici, religiosi, etc…) al pericolo “estinzione!”, quando invece si sa che la popolazione italiana è ben oltre il limite di sostenibilità rispetto all’estensione territoriale... “ci vorrebbero tre Italie per sostenere l’attuale popolazione”, dicono gli esperti.


I vegetariani sostengono che se si eliminasse (in generale) il consumo di carne, e quindi la chiusura degli allevamenti, si libererebbe terra a sufficienza per sostenere qualsivoglia crescita demografica. Qual’è la posizione dell’ecologia profonda ed, eventualmente, quali strategie propone per affrontare la soluzione del problema?


Le specie animali e vegetali che fanno parte degli ecosistemi mantengono il numero dei propri componenti entro fasce numeriche ristrette, almeno su tempi non troppo lunghi e mediando le piccole oscillazioni. L’umanità è una specie animale, abbastanza facilmente classificabile, che ovviamente non può sfuggire a questa norma vitale, altrimenti si hanno danni irreparabili per tutto l’Ecosistema. La posizione dell’Ecologia Profonda è il mantenimento di una situazione stazionaria con valori di popolazione umana compatibili con la vita della Terra e con lo spazio vitale per tutti gli altri esseri senzienti. Naturalmente le situazioni stazionarie sono tante: mille nati e mille morti oppure cento nati e cento morti sono entrambe situazioni stazionarie, ma la seconda è migliore della prima. Gli studi effettuati per dare un ordine di grandezza al numero massimo di umani, in funzione dell’alimentazione e dei consumi, sono molto scarsi, cosa sorprendente, data l’importanza del problema. Hanno portato a valori dell’ordine di due-tre miliardi (Università Cornell, Club di Roma, libro Assalto al pianeta); possiamo prendere come grossolana media un valore massimo di due miliardi. Del resto, quando è iniziato l’impiego dei combustibili fossili, la Terra contava circa un miliardo di umani. A questo punto sorge spontanea una domanda: come facciamo a vivere oggi in otto miliardi e oltre? La risposta è immediata: ora non siamo affatto in situazione stazionaria, ma in un transitorio in cui l’umanità vive “divorando” la Terra, cioè a spese dell’Organismo di cui fa parte. Questo transitorio non può durare a lungo. In particolare, per l’Italia la popolazione massima dovrebbe essere dell’ordine di 20 milioni di umani. In ogni caso non si vede il motivo per vivere ammassati come sardine, anche se fosse possibile. Con più spazio si vive meglio. L’invito all’aumento è pura follia, che non tiene alcun conto degli spazi vitali per gli altri esseri senzienti, e per la Vita stessa come complesso. Un libro pubblicato di recente (S. Emmott – Dieci miliardi, Feltrinelli, 2013) offre un buon quadro sintetico della situazione, con molti rapidi flash. Inoltre il consentire una vita degna a tutti gli esseri senzienti è anche un imperativo morale, oltre che una necessità vitale. Riguardo l’alimentazione: l’ecologia profonda non richiede una dieta completamente vegetariana, ma una dieta simile a quella di oranghi, scimpanzé, gorilla e bonobo, che è quasi-vegetariana. Certamente con una dieta vegetariana il numero di umani che la Terra può sostenere è maggiore, ma i limiti numerici sopra accennati sono comunque validi: probabilmente si arriverebbe a valori massimi dell’ordine di quattro miliardi, ma non di più. Inoltre la necessità di consentire una vita degna agli altri esseri senzienti resta valida, come il fatto che una densità eccessiva peggiora comunque la qualità della vita. Il problema non è quello di “liberare terra” per la crescita demografica, ma di riconoscere il diritto alla vita dell’Ecosistema complessivo. La posizione dell’Ecologia Profonda è quella di limitare comunque la popolazione umana a uno-due miliardi di individui. Come ciò è possibile? Con una informazione capillare sulla situazione, una percezione della profonda spiritualità immanente nella Natura e una morale che mette al primo posto la salute complessiva dell’Ecosfera, è probabile che una coppia umana consapevole e libera da condizionamenti di istituzioni “religiose” o di autorità industrialiste-sviluppiste, non desideri più di due figli. Poiché circa un quinto degli umani non desidera figli, o non può averne, o non forma coppia, l’umanità calerebbe lentamente arrivando a numeri accettabili nel giro di alcuni secoli. Si propone quindi di dare il massimo impulso all’informazione e alla cultura, unite a una profonda percezione della spiritualità immanente in tutta la Natura, quindi in tutte le entità naturali, che hanno un valore in sé e sono degne di profondo rispetto. Bene, ora lasciamo per un attimo i grandi temi e le difficoltà oggettive e soggettive ad essi correlati, ed entriamo per un attimo nel movimento stesso dell’ecologia profonda e… aree contigue, per constatare come anche in questo ambito occorra tempo per comprendere nella giusta misura le finalità di questa filosofia.


Tratto da un'intervista di Giuseppe Moretti

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