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Il tempio dei topi



Appunti di viaggio di Alex Balloni


Se esiste una nazione che suscita emozioni forti e profonde seppur contrastanti, questa è sicuramente l'India. Era il giugno del 2018 e per l'ennesima volta decidemmo di tornarci scegliendo lo stato del Rajasthan, ai confini con il Pakistan. Siamo nel deserto del Thar, una terra arida e sabbiosa a riparo dalle piogge monsoniche che in quel periodo inondano il sub-continente, circondati dalla antica catena montuosa degli Aravalli. Questa terra è particolarmente affascinante perché ha subito l'influenza architettonica Persiana ed e' stata dominata dai Maharaja che ne hanno determinato il carattere, i costumi e lo splendore, con città che sono musei a cielo aperto, antiche e maestose fortezze, frequentate da ricchi commercianti e pastori nomadi, dove si mescolano le religioni e si venerano numerose divinità. La prima notte nei dintorni di Mandawa ci capitò di prenotare un'intero vecchio castello con poche rupie, il Narayan Niwas Castle. Fummo accolti da un uomo scalzo, con una lunghissima tunica bianca e con un turbante rosso fuoco che ci accompagnò all'interno tra vicoletti, corridoi, sottopassi, terrazzini, scale verticali e scorci mozzafiato: ci sembrò di tornare indietro di secoli. Le camere, i saloni decadenti ma tutti affrescati, mostravano un passato glorioso, sopratutto le torrette. Tutto intorno c'erano i pavoni che facevano ruote spettacolari ed emettevano suoni forti e riconoscibili.




Il proprietario ci fa preparare la cena e sedette a capotavola in un salone fatto di dipinti dei suoi avi che mostrava con molto orgoglio. Il cibo era gustosissimo, così chiedemmo di conoscere la cuoca e l'uomo ci fece entrare in cucina attraverso una tenda di broccato di seta rosso. La donna, anch'egli scalza, era ornata da cavigliere e da un orecchino che trasportava la catena fino al naso, avvolta da un sari giallo limone con i profili dorati. Come usa in quel luogo, capimmo che aveva cucinato con bombole del gas direttamente a terra e ora stava provvedendo alle pulizie finali. Il mattino seguente ci aspettava un giro nella città-palazzo di Bikaner e nel pomeriggio ci dirigemmo a Deshnok, dove esiste un tempio unico al mondo a causa dei suoi inconsueti inquilini: il Karni Mata è infatti il posto dove si venerano i topi. Il tempio, di colore rosa, ci apparve lungo uno stradone e il piazzale antistante era pavimentato di marmo bianco, pieno di bancarelle e di pellegrini provenienti da ogni angolo dell'India. All'ingresso ci fecero togliere le scarpe (per fortuna ci fecero lasciare i calzini) e iniziammo a camminare sul pavimento a scacchi bianco e nero. Si dice che all'interno vi siano due milioni di roditori che subito iniziarono a passarci davanti con movimenti veloci, decisamente abituati agli umani e per niente impauriti. Eravamo pietrificati, sentivamo gli strilli dei visitatori e avanzando verso il padiglione centrale, gli animali cominciarono a montarci sui piedi: erano dappertutto anche sui muri ad altezza uomo.




La leggenda narra che Karni Mata chiese a Yama, Dio della morte, di reincarnare un bambino figlio di un cantastorie. Yama rispose che non poteva farlo perché quel bambino si era già reincarnato. Karni Mata si infuriò e decise da quel giorno che ogni cantastorie si sarebbe reincarnato in un topo cosi' da privare Yama di impossessarsi delle loro anime. La cripta centrale delimitata da un cordone è vietata ai non induisti, ma si può notare che i sacerdoti continuano ad alimentare con bacinelle di latte e polpette i roditori che scorrazzano con movimenti imprevedibili. Molti indiani sedevano a terra e si facevano montare i roditori sul collo e sulla testa, poiché ogni devoto pellegrino deve avere un contatto con gli animali. Si nota allora gente sdraiata, che mangia e condivide con loro il cibo. Lo spettacolo fu scioccante, difficilmente immaginabile per ogni mente razionale.




Nel tempio, dove si deambula solo in senso orario, c'era chi suonava con flauti e tamburi, mentre le donne erano generalmente coperte da un velo rosso. Al termine della visita avvertimmo un senso di liberazione e per riprenderci da quanto avevamo appena visto ci fermammo a bere un bicchiere di succo di canna da zucchero. Non è stato facile metabolizzare quella esperienza ma l'India è anche e soprattutto questo: fascino, suggestione e incredibili culti religiosi.




Alex Balloni è un "viaggiatore seriale".

Da trent'anni, con i suoi scatti raccoglie il giro per il mondo l'essenza dei luoghi e delle persone traendone singolari racconti per immagini e parole

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